Indici di borsa: Li conosci? Come funziona e come si usano nel 2024

Ultimo aggiornamento il 09/06/22

Ti interessa sapere qualcosa si più sugli indici di borsa? Sai che sono tra i concetti finanziari più importanti, tanto più per chi vuole fare trading online andando, dove rappresentano un possibile asset? Questa guida ha l’obbiettivo di spiegare tutto a riguardo, dalla loro storia al loro significato, passando naturalmente anche attraverso il loro utilizzo applicato agli investimenti online e non.

Un elemento davvero di spicco nel nostro percorso di conoscenza rivolto all’investire in borsa in modo intelligente che non poteva che essere affrontato in modo dettagliato ed approfondito grazie all’ausilio del nostro team di esperti.

Andiamo a scoprilo.

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Cosa sono gli indici di borsa?

Iniziamo davvero dalle basi descrivendo tanto per cominciare cosa siano gli indici di borsa, un elemento finanziario nato nel 1884 a New York in seguito alla sempre crescente necessità di ordinare i titoli azionari che risultavano essere ogni giorno di più.

Il primo venne creato da Charles Dow, che raggruppò in esso le undici aziende di trasporti cittadini: l’idea fu appunto di riunirle in un unico gruppo, di calcolarne il valore sommando quelli individuali per poi dividerlo per undici così da stabilire il valore dell’indice stesso.

Per quanto si trattasse di niente più e niente meno che una media, il risultato venne subito molto apprezzato poiché capace di stabilire in modo semplice il valore tendenziale di un’intera categoria di aziende: un principio tanto semplice quanto di successo visto che venne riportato anche su altri settori industriali per poi venir applicato sulle borse stesse.

Ed oggi?

Al giorno d’oggi, dopo più di 140 anni, esistono indici di borsa di qualsiasi tipologia che si basano su calcoli chiaramente più articolati, ma che in qualsiasi caso mantengono invariato il principio originale e che vengono utilizzati per definire con un solo numero l’andamento di un’intera categoria economica.

Ma per comprenderli ancora meglio nelle loro basi nulla è meglio che approfondire tre questioni principali che li riguardano: come funzionano, come leggerli e come vengono calcolati.

Come funzionano gli indici di borsa?

Comprendere il funzionamento degli indici di borsa è abbastanza semplice e già l’esempio fatto per presentarne la storia è di per sé abbastanza esplicativo, ma si può sempre fare meglio.

Come detto gli indici sono di fatto “gruppi” di azioni nei quali i singoli rappresentati vengono inseriti (o tolti) in funzione di linee guida normalmente basati sulla loro capitalizzazione: è rispettando questi parametri che si matura (o si perde) il “diritto” di far parte di un indice ed è proprio per questo che ne esistono varie tipologie, così da raggrupparli a seconda di diverse categorie di parametri.

Gli indici esistenti sono tantissimi, ma possiamo dire che quelli più importati rispecchiano caratteristiche abbastanza simili tra loro: valutano le azioni per i loro capitali scegliendo quelle che hanno i più alti.

Come leggere gli indici di borsa?

Leggere gli indici di borsa è piuttosto semplice, tutto sommato è sufficiente affidarsi al codice di colorazione che li accompagna: il rosso significa che risultano in calo, mentre il verde è sempre simbolo di una crescita in corso.

Ma per quanto sia semplice il codice colore è ovviamente sempre molto generico, per questo la lettura è sempre più approfondita quando fatta sui grafici economici che permettono di leggerne meglio il percorso in una determinata finestra di tempo, a breve, medio o lungo periodo che sia, oltre che ovviamente in real time.

Nota bene

Però c’è anche un altro aspetto importante da sottolineare: gli indici sono una linea tendenziale più che una vera e propria “fotografia” della situazione reale, una vera fotografia si può avere considerando soprattutto i maggiori dati macroeconomici come il PIL, i prezzi di consumo o i dati di disoccupazione, elementi che un’indice esprime solo parzialmente visto che le Borse risultano suscettibili non solo ai fatti ma anche alle “voci”: se oggi qualcuno dichiarasse che presto verranno tagliate le tasse del 50% la Borsa Italiana reagirebbe subito e l’indice FSTE MIB registrerebbe subito un’enorme slancio in positivo, questo anche prima che il taglio avvenga (e sempre che poi avvenga).

Come avviene il calcolo degli indici di borsa?

Come abbiamo detto gli indici sono tanti e diversi e di conseguenza tali sono anche i modi per calcolarli, ma in qualsiasi caso possiamo considerare la media dei valori delle azioni inserite come una base comune (esattamente come venne calcolato il primo di cui già abbiamo parlato).

Le varie tipologie, che approfondiremo nel capitolo successivo, sono principalmente quattro e la loro differenza sta proprio nel modo in cui vengono calcolati e nel “peso specifico” che viene dato alle caratteristiche che ne stanno alla base.

Naturalmente nel tempo questo calcolo si è reso più complesso, e di conseguenza anche più preciso, rispetto ad una semplice media matematica e gli elementi di maggiore connotazione che ne stanno alla base sono principalmente la capitalizzazione, l’equità, il prezzo e la sostenibilità delle azioni inserite in essi.

Tipologie di indici di borsa

In base a quanto appena spiegato possiamo dire che le varie tipologie di indici di borsa differiscono in base al modo in cui vengono calcolati e che quelle di riferimento siano fondamentalmente quattro: Equally Weighted, Price Weighted, Value Weighted e Sustainability Weighted.

Detto questo la maggioranza degli indici presenti al mondo risulta essere value weighted, mentre ne rimangono invece pochissimi price weighted, tra i quali spicca il famoso DJ30.

Spieghiamoli meglio nel dettaglio:

Equally Weighted

Letteralmente “pesati sull’equità”, sono quegli indici basati sull’uguaglianza delle caratteristiche utilizzate per valutare le azioni che raccolgono. Non viene data importanza alla loro capitalizzazione proprio perché il peso dei titoli risulta equo per tutte le altre caratteristiche.

Price Weighted

Letteralmente “pesati sul prezzo”, ovvero quegli indici che tendono conto solo del prezzo degli indici, il che li rende più semplici da stabilire ma meno attendibili quando li usiamo per valutare l’andamento di una categoria di titoli.

Value Weighted

Letteralmente “pesati sul valore”, cioè indici che tengono conto del valore, quindi anche delle operazioni come fusioni, divisioni, pagamento dei dividendi o nuove emissioni di pagamento da parte delle aziende.

Sustainability Weighted o Sustainability Index

Letteralmente “pesati sulla sostenibilità”, nati in Inghilterra questi indici risultano molto diffusi e si basano su valori diversi da quelli economici introducendo criteri come il cosiddetto CSR (Corporate Social Responsibility, ovvero “responsabilità sociale d’impresa”) o quelli di impatto sociale ed ambientale. Spesso risultano essere anche dei “sotto-indici”, ovvero inseriti anche negli indici già esistenti come nel caso del  DJ Sustainability World Index.

I principali indici di borsa mondiali

Come abbiamo detto di indici di borsa ne esistono vari e sono relativi a tutti i maggiori mercati esistenti: quello statunitense, quello europeo e quello asiatico.

Scopriamo adesso nel dettaglio quali sono i principali e quali caratteristiche li connotano in particolar modo, questo appunto presentandoli seguendo l’ordine delle maggiori aree economiche presenti al mondo.

Qui di seguito trovate quelli senza dubbio più importanti in assoluto.

I principali indici di borsa statunitensi

Nelle borse statunitensi esistono tra gli indici più famosi, tanti dei quali sono così rappresentativi ed importati da venire sempre citati anche nei resoconti borsistici europei, quali sono in assoluto i più significativi?

Sono tre: il DJ30, lo Standards ad Poor 500 ed il Nasdaq 100, indici che adesso andremo a presentare da vicino.

Dow Jones (DJ30)

Il Dow Jones, chiamato anche DJ30, è il più conosciuto ed antico della Borsa di New York (NYSE,  New York Stock Exchange), ovvero la più importante degli Stati Uniti d’America: creato da Charles Dow e da Edward Jones, viene calcolato valutando il prezzo medio dei 30 titoli più importanti di Wall Street, ovvero le cosiddette Blue Chip.

Una scelta questa che nel tempo ha fatto in qualche modo perso importanza e che non risulta più rappresentativa dell’andamento del mercato americana nel suo complesso.

Il calcolo del valore dell’indice DJ  avviene sommando i valori delle 30 azioni in esso contemplate per poi dividerne il totale con il cosiddetto “divisore Dow”: un valore che tiene conto dei cambi nella composizione delle aziende, degli aumenti di capitale, delle scissioni e delle fusioni avvenute.

S&P 500 (US500)

L’indice Standard & Poor 500, conosciuto anche come S&P 500 o solo S&P, è nato nel 1957 e segue le 500 aziende che risultano avere la maggiore capitalizzazione sul mercato tra quelle presenti nel New York Stock Exchange, nell’America Stock Exchange e nel National Association of Securities Dealers Automated Quotation.

Questo indice, nel quale il valore di ciascuna azienda è strettamente proporzionale al suo valore di mercato, è sicuramente quello più importante ed ormai da tempo ha superato per valore il DJ, raggiungendo valori massimi in continuo rialzo dopo il “tonfo” registrato con la crisi del 2008.

La selezione dei titoli è appunto caratterizzata dalla scelta delle 500 aziende con il maggiore numero di titoli in circolazione tra quelle provenienti dagli Stati Uniti e che abbiano una capitalizzazione superiore ad 11,2 miliardi di dollari, il che però porta le più importati ad assumere un valore predominante: basta pesare che nel giugno 2021 le dieci più quotate rappresentavano il 26,6% dell’intero S&P 500.

Nasdaq 100 (US100)

L’indice Nasdaq 100 è stato fondato nel 1971 appunto dalla National Association of Securities Dealers e rappresenta le 100 aziende non finanziarie più importanti in modo “ponderato”, ovvero basato sulla capitalizzazione di mercato delle aziende e da alcuni fattori che ne influenzano l’importanza.

Grazie al suo sistema digitalizzato questo indice ha attratto le grandi aziende del tech, che in buona sostanza rappresentano la stragrande maggioranza delle 100 realtà incluse, tra cui troviamo colossi come Apple, Alphabet, Amazon.com , Facebook, Intel Corporation, Microsoft Corporation, Netflix, Tesla Motors, NVIDIA Corporation, Cisco Systems, Adobe, eBay, Expedia e tante altre.

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Principali indici di borsa europei

Come abbiamo detto gli indici di borsa riguardano tutti i mercati mondiali ed a maggior ragione quelli legati alle più importate aree economiche tra cui spicca naturalmente l’Europa, che gioca un ruolo di spicco nel mercato azionistico mondiale.

Quali sono i principali indici europei? Sono cinque e sono Euro Stoxx 50, FTSE 100, FTSE MiB, DAX 30 e CAC 40.

Euro Stoxx 50 (EU50)

L’indice europeo EURO STOXX 50 è stato creato nel 1998 dalla STOXX Limited, una società nata dalla collaborazione della Deutsche Börse AG, della Dow Jones & Company e dal SWX Group proprio per affrontare la catalogazione dei principali asset dell’eurozona.

Una delle sue caratteristiche principali è che la sua composizione viene rivista ogni anno inserendo una selezione delle 50 maggiori aziende per capitali di tutta l’eurozona scegliendole tra i mercati nazionali di Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna.

Disponibile in svariate valute (EUR, USD, CAD, GBP, JPY),  l’EU50 viene usato come punto di riferimento per parecchi prodotti di finanziari come ETF o futures.

FTSE 100

L’FTSE 100 (Financial Times Stock Exchange) rappresenta il raggruppamento delle 100 aziende a maggiore capitale (per la precisione quelle che rappresentano l’80% del totale) tra quelle quotate nella Borsa di Londra, la London Stock Exchange, e gestito dal FTSE Group (società nata tra la partnership proprio della London Stock Exchange insieme al Financial Times), è un indice nato nel 1984 ed oggi tra i più rappresentativi dell’eurozona, nonché indicatore principale per il mercato londinese.

Gli asset che ne fanno parte vengono confermati ogni tre mesi e vengono selezionati dal FTSE 250, del tutto simile al 100 che però contempla le maggiori 250 società.

Ne fanno parte nomi come Barclays, HSBC, BT Group, Admiral Group, Vodafone Group, British Sky Broadcasting Group, Easyjet, Rolls-Royce Holdings, AstraZeneca, TUI Travel, Tesco o William Hill.

FTSE MiB (IT40)

L’FTSE MIB (che sta per Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa) è quello in assoluto più importante per la Borsa Italiana e rappresenta i titoli delle 40 aziende italiane con maggiore capitalizzazione, selezionate trimestralmente.

Nato nel 1992 come COMIT 30 e diventato MIB 30 nel 1994, è diventato FTSE MIB nel 2009 in seguito alla fusione tra la Borsa Italiana e la London Stock Exchange, e da allora è rimasto invariato, compresa la presenza nel listino principale di Generali e di Mediobanca, gli unici titoli presenti già dal 1992.

Ad oggi le aziende più rappresentative sono Stellantis, Intesa Sanpaolo, Ferrari, STMicroelectronics, Eni, Generali, UniCredit, Exor ed Atlantia.

DAX 30 (GER30)

Il DAX 30 (acronimo per Deutsche Aktienindex 30) è quello che lista le 30 aziende con maggiori capitali nella Borsa di Francoforte, e quindi le più rappresentative di tutto il mercato finanziario tedesco.

Sarò presto destinato a cambiare in DAX 40, questo perché è stato scelto di estendere la selezione ad altri 10 titoli in più che rispecchino lo stesso criterio: appunto la capitalizzazione più ampia di tutto il mercato teutonico in quella che è una lista che viene redatta anche in questo caso su base trimestrale.

Ne fanno parte aziende come Allianz, Adidas, BMW, Volkswagen Group, Deutsche Bank, Deutsche Lufthansa, Bayer, Siemens, Continental, Henkel, Basf o ThyssenKrupp.

CAC 40 (FRA40)

Il CAC 40 (acronimo che sta per Cotation Assistée en Continu, ovvero Quotazione Continuamente Assistita) raggruppa i 40 titoli dalla maggiore capitalizzazione tra quelli quotati al Euronext Paris, la Borsa di Parigi, e che spicca per importanza in tutto il sistema Euronext.

La selezione delle 40 aziende avviene su base trimestrale tra le 100 più quotate nella borsa francese e, mentre in passato richiedeva un valore di base almeno 1.000 punti, dal 2003 è diventato un indice a flottante libero nel quale possono venire inserite aziende francesi comprese quelle di proprietà di investitori stranieri (che ne rappresentano il 45% del totale).

Troviamo nomi come Airbus, Crédit Agricole, Danone, L’Oreal, Michelin, Renault, Peugeot, Orange, Pernod Richard, ArcelorMittal, Carrefour, AXA, Solvay, Sanofi o Sodexo.

Principali indici di borsa asiatici

Arriviamo adesso a scoprire quelli che sono i principali indici di borsa presenti nel mercato asiatico che, soprattutto negli ultimi decenni, è cresciuto enormemente sia per valore interno che per impatto sull’economia globale.

Quali sono i più importanti ed interessanti? Sono tre e rappresentano i maggiori poli economici dell’area: Hang Seng, Shanghai Composite e Nikkei.

Hang Seng (China A50)

L’Hang Seng (conosciuto anche con HSI) è quello di riferimento della borsa di Hong Kong, una delle più importanti in assoluto tra i mercati asiatici e che seleziona le 50 società dal maggior valore del Paese, delle quali rappresentano ben il 58% del totale.

Nato nel 1969 ed ora è gestito dalla omonima Hang Seng Indexes Company Limited, società consociata e del tutto controllata dalla Hang Seng Bank, tra le più importanti di Hong Kong e detenuta per maggioranza da HSBC.

Shanghai Composite (SSEC)

Il Shanghai Composite, conosciuto anche come SSEC, è quello che raggruppa tutte le azioni di classe A e di classe B presenti nella Borsa di Shenzhen, una delle più importanti presenti in Cina e nell’intera Asia.

Anche in questo caso i titoli presenti sono selezionati in base alla loro capitalizzazione e vengono raggruppati in tre diversi indicatori: SSE 180, SSE 50 e SSE Mega-Cap, ovvero le 180, 50 e 20 società con la maggiore capitale flottante nelle loro Borse Valori di riferimento.

Esiste dal 1991, anche se l’SSE Mega-Cap è stato inaugurato solo nel 2009 ed è considerato come quello relativo ai titoli blue chip.

Nikkei (JPN225)

Il Nikkei 225 è quello relativo alla Borsa di Tokyo ed il più rappresentativo di tutto il mercato giapponese, nonché l’indice asiatico da più lungo tempo utilizzato come punto di riferimento anche in occidente.

Raggruppa le 225 aziende a più alta capitalizzazione della Tokyo Stock Exchange che vengono inserite (o tolte) su base annua dall’ormai lontano 1950 in base a quello che è il prezzo unitario delle azioni emesse e, considerando che non valuta diversamente i vari settori industriali da cui provengono le azioni, tutti i titoli inseriti partono da un peso uguale stabilito su di un valore nominale paritario fissato a 50 yen.

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Investire in indici di borsa: come fare?

Investire in indici di borsa è assolutamente possibile e la procedura per farlo risulta essere del tutto analoga a quella necessaria per operare sui singoli titoli azionari, tanto che di fatto è possibile considerare le due tipologie di trading una alterativa all’altra.

La pratica legata al fare trading sugli indici negli ultimi anni risulta assolutamente in crescita, questo perché presenta dei margini di rischio tutto sommato inferiori rispetto al farlo sulle azioni in virtù del fatto che gli indici, come abbiamo già avuto modo di vedere, sono comunque una “media” e come tali presentano delle fluttuazioni in qualsiasi caso più contenute.

Se fare trading sui titoli può significare anche l’acquisto diretto delle stesse, farlo sugli indici da questo punto di vista è naturalmente diverso: gli investimenti infatti avvengono attraverso l’acquisto di opzioni sul loro andamento, ovvero la pratica tipica del trading online attraverso prodotti come i CFD di cui abbiamo spesso parlato e che approfondiremo meglio qui di seguito.

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Strategie per investire in indici di borsa

Da un punto di vista strategico di mera pianificazione degli investimenti, operare sugli indici presuppone una fase di studio piuttosto diversa rispetto a quando decidiamo di farlo sugli altri asset.

Fare trading sui titoli impone uno studio approfondito di tutta una serie di dinamiche aziendali che possono influire sul prezzo delle azioni, elementi tutti determinanti di cui tenere conto sia individualmente che nel loro complesso, mentre facendo trading sugli indici di borsa questa fase di studio si semplifica parecchio.

Le strategie ad esso inerenti tengono fondamentalmente conto dei dati macroeconomici che caratterizzano l’andamento generale dell’economia di un paese: un studio meno soggetto a casi particolari e meno suscettibile ai “dettagli” e quindi, proprio per questo, più semplice da effettuare.

Investire in indici di borsa invece che in azioni?

Come già accennato, investire sugli indici di borsa è una pratica del tutto paragonabile a quella che caratterizza gli investimenti sulle azioni e così risulta essere anche sia in fatto di studio strategico dell’investimento desiderato che nella procedura pratica necessaria per eseguirlo.

Significa operare su di una previsione legata all’andamento di un indice (così come di un titolo) acquistando delle opzioni legate alla nostra previsione stessa (cioè se questo mercato crescerà o scenderà di prezzo in un dato lasso di tempo), una pratica che diventa più “semplice” rispetto al suo corrispettivo sui titoli azionari visto che, come accennato parlando di strategie, sono meno suscettibili ad eventi particolari e del tutto legati ad un andamento generale dell’economia di un Paese.

Facciamo un esempio molto essenziale: se un Paese come Italia si ritrova a registrare un momento particolarmente positivo in termini di PIL è allora quasi scontato che l’FTSE MIB vivrà un conseguente momento di rialzo, risultato che invece potrebbe essere differente quando operiamo sui singoli titoli che lo compongono, che invece possono essere soggetti a variazioni legate alle loro singole caratteristiche societarie che potrebbero vederli in flessione nonostante il generale momento positivo.

Indici o titoli? Cosa scegliere?

Perché quindi non investire sempre e solo in indici di borsa “dimenticandosi” del trading sui titoli? Semplicemente perché gli indici, proprio per i motivi appena elencati, sono soggetti a variazioni più contenute rispetto a questi ultimi e così di conseguenza sono anche i possibili guadagni a cui possono portare.

Quindi per riassumere possiamo dire che il trading sugli indici sia in qualche modo più conservatore, cioè più semplice e sicuro, ma dai guadagni più contenuti, mentre quello sulle azioni presenta più elementi di cui tenere conto offrendo però margini di guadagno potenzialmente più importanti.

Trading online di indici di borsa

Facendo fare un salto più nel pratico a questa guida sugli indici di borsa andiamo adesso a vedere il procedimento necessario per utilizzarli come asset di investimento facendo trading online.

Per questo esempio abbiamo deciso di usare i servizi offerti da eToro, uno dei migliori broker sul mercato, nonché realtà di riferimento che consigliamo a tutti di prendere in considerazione come referente per i vostri investimenti.

Si tratta di una procedura step by step che inizia dalla vera base: l’apertura di un conto di trading sul sito.

Passo 1: Aprire un conto

Il primo passo fondamentale è naturalmente l’apertura di un conto di trading sul portale del broker eToro, una procedura molto rapida e semplice che implica solo la compilazione di un form nel quale riportare tutta la propria anagrafica principale e la scelta di uno tra i tanti metodi di pagamento supportati dal sito.

Passo 2: Fare un primo deposito

Quando il conto di trading è aperto bisogna poi renderlo operativo procedendo nel primo versamento di fondi di investimento, un’operazione che anche in questo caso risulta essere molto rapida e particolarmente semplice, nonché resa sicura dalle garanzie che questo broker dà ai trader che lo scelgono.

Passo 3: Scegliere gli indici in cui investire

Una volta che il conto è aperto ed operativo si può poi passare al trading scegliendo uno dei prodotti finanziari proposti, tra cui naturalmente spiccano i CFD (Contratti per Differenza), ed un asset di riferimento: appunto gli indici di borsa.

Per scegliere l’indice giusto su cui operare si possono utilizzare tutti gli strumenti di analisi che eToro mette a disposizione dei trader, perfetti per individuare l’indice che più promette di essere attendibile nel suo percorso di crescita o decrescita in base al genere di previsione sul quale desideriamo investire.

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Previsioni degli indici di borsa globali

Le previsioni sugli indici di borsa globali possono venire fatte utilizzando a supporto tanto i dati macroeconomici che ne sanciscono l’andamento quanto tutti i servizi di analisi che vengono messi a disposizione dei trader.

Questi servizi sono reperibili sia su web attraverso siti specializzati che direttamente sui portali dei maggiori broker di riferimento, che si occupano di aggiornare le loro previsioni in modo continuo in base a quello che risulta essere l’andamento dei mercati.

Come abbiamo visto le previsioni degli indici sono tendenzialmente più semplici e meno ricche di variabili rispetto a quelle inerenti alle singole azioni e per tanto possono venire considerate anche più attendibili.

Conclusioni: i nostri consigli per investire negli indici di borsa

Concludiamo quindi questa nostra guida sugli indici di borsa, argomento molto vasto ed articolato, ma assolutamente fondamentale da comprendere nel dettaglio visto che rappresenta una risorsa importantissima per il trading odi cui siamo soliti occuparci: una risorsa soprattutto per coloro che intendono operare scegliendo un asset che si presenta con meno variabili e di più facile lettura, anche se a fronte di guadagni potenziali più contenuti.

Qual’è il passo successivo? Provarli! Magari operando con un account demo proposto da eToro, broker di grande qualità che abbiamo utilizzato a titolo esemplificativo in questa guida.

Domande frequenti | Indici di borsa

✅ Quanto vale la pena investire in indici di borsa?

Investire in indici di borsa è un’ottima risorsa per tutti i trader, questo perché per le caratteristiche che lo connotano risulta una tipologia di investimento in qualche modo più semplice che, pur a fronte di guadagni più contenuti, permette una maggiore facilità di lettura e previsione: un’ottima risorsa sia come principale trading di riferimento che come alternativa da affiancare agli investimenti su azioni.

✅ Se investo in un indice di borsa, significa che investo in tutti i titoli che lo compongono?

Non esattamente, operare su di un indice non significa investire su ognuno dei titoli che lo compongono, ma farlo su quella che in qualche modo è la media di queste azioni espressa in un unico numero a se stante che ha principalmente la finalità di stabilire lo “stato di salute” di un determinato paniere economico.

✅ Quale indice del mercato azionario dovrei scegliere e come posso essere sicuro di fare la scelta giusta?

Come sempre nella finanza nulla può essere in tutto e per tutto certo, però per andare incontro ad una scelta tendenzialmente giusta è meglio scegliere l’indice di un mercato che disponga di dati macroeconomici il più rassicuranti possibile su quello che è l’andamento dell’economia generale di un Paese.

✅ Conviene investire in indici di borsa popolari o scegliere mercati di nicchia?

E’ tendenzialmente più comune scegliere gli indici di borsa più popolari, questo perché strettamente legati a dati macroeconomici che permettono di prevederne l’andamento in modo più approfondito ed in qualche modo preciso.

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